Bilbao – Toulouse 450 km 8 ore
Eh, si .. sono rimasto alzato fi quasi mezzanotte per vedermi la partita di Wembley, non ho potuto esultare molto perchè quasi tutti dormivano ma, dentro di me, sono stato enormemente felice: per gli Italiani che amano il calcio, per gli inglesi che hanno fischiato il nostro inno e la nostra squadra per tutta la partita, per i calciatori che in una situazione tutta “contro” (stadio, pubblico, etc etc ) si sono dimostrati bravi dominando dal 3 minuto l’incontro, e per Roberto Mancini che ha costruito un gruppo con un proprio gioco ed una propria identità.
Bravi, bravi, bravi!!
Al mattino il tempo non promette niente di buono; nuvoloni neri coprono il cielo e aspetto fino alle 8.30 prima di partire, sperando migliori. Speranza vana, parto senza un agoccia ma non arrivo in periferia che comincia una pioggerellina leggera, poi più forte e sulle montagne tra Bilbao (Bilbo) e San Sebastian (Donostia) ne prendo tanta, ma proprio tanta. Riesco a mettere l’antipioggia ed i guanti impermeabili e quindi sotto sono bello asciutto ma guidare in queste condizioni e con tutte quelle curve non è proprio il massimo.
Non cose particolari da segnalare ma alla frontiera con la Francia vengo fermato dai gendarmi che mi controllano la temperatura e mi chiedono, senza volerlo vedere, se sono in possesso di Green Pass; grandissimo traffico sulla costa tra il border e Bayonne, caotico e su diverse file, ma emozionante la prima visione dell’oceano e del porto di Saint Jean de Lux
Il paesaggio, pur attenuato dalla pioggia è, come sempre sui Pirenei, bello ed ho anche modo di ammirare la perfetta simmetria delle vigne nella zona del Bas Armagnac (è un vino prodotto nella parte ovest del dipartimento di Gers che, come recita “callmewine” , al naso esprime sentori di frutta gialla, canditi e scorza di agrumi ed al palato è morbido, secco, asciutto, avvolgente. Insomma, a me non piacerebbe ma per gli intenditori deve essere una delizia.
Arrivo nel tardo pomeriggio a Colomiers e dopo una rapida ricerca trovo il “Friendly Auberge”, l’ostello di proprietà di una gentile signora americana, trasferitasi per amore in francia più di 30 anni fa; annesso c’è anche un piccolo ristorante (l’area esterna dell’ ostello è enorme e la costruzione in pietra rispetta i canoni della regione: muri grossi e tetto in ardesia) e ne approfitto per una cena con entrèe di insalata con formaggio di capra e pesce di fiume fritto con patatine (ci sarebbe anche il dolce al cioccolato ma non ce la faccio più ).
La serata termina con una chiaccherata con la proprietaria che ha una figlia ventiseienne molto impegnata nel volontariato ed attualmente in Ghana con una organizzazione umanitaria americana.
Una risposta a “La prima pioggia”