LA PORTA DELL’INFERNO
Avete mai passato cinque minuti a 50 °? Penso pochi di Voi ..
Provate invece a pensare 500 km ( quasi 8 ore!!) a quella temperatura, con un vento trasversale che ti levava la pelle tanto era caldo. Ecco, questo è quello che ho passato oggi.
E non sto esagerando .. i soliti Soloni diranno che non ho provato il Dasht-e Lut o il deserto di Atacama o il Grande Deserto Simpson in Australia (che invece ho provato tutti e tre .. he he he ..) ma io dico solo quello che provato oggi, veramente la porta dell’inferno.
E sono arrivato a Symkent, dove sono adesso, che, pur avendo bevuto continuamente nel corso del tragitto, avevo la bocca impastata e facevo fatica a parlare.
Nel mezzo qualche pausa alle fermate degli autobus invasi da cavallette di tutte le razze e grandezze, le poche zona d’ombra (veramente difficile trovarne, eh ..) monopolizzate dai venditori e venditrici di angurie e meloni, l’osservazione dell’ estrema capacità di carico dei camion agricoli, l’esplosione di modernità della nuova parte di Turkistan (e non sono riuscito per il traffico a fotografare l’ avveniristico palazzetto dello sport in cemento e cristallo colorato).
Anche Shymkent , terza città del Kazakhstan col suo oltre un milione di abitanti e grande centro storico sia per le tribù nomadi fin dal XII° secolo sia per i russi dalla seconda metà dell’ 800, è sotto una cappa di calore ( e lo provo sulla mia pelle .. ormai bruciacchiata .. quando a prelevare soldi e comprare da bere) ma lo Shym Hostle (non è un errore .. è scritto proprio così!!) ha l’aria condizionata in ogni camera ed io ne approfitto, visto che sono da solo in una stanza con sei letti.
Grande doccia, cena autogestita con spaghetti tuna&tomato, aggiornamento social ed è già ora di andare a letto: oggi ho “perso” un’altra ora, sono 4 ore avanti rispetto all’ Italia.
Domani ennesima frontiera .. speriamo che Kazaki e Uzbeki siano buoni.
Ciao ciao.