IL TAJIKISTAN E’ RAGGIUNTO
Cambiano i volti della gente (con occhietti ridotti ormai a due fessure e zigomi sempre più alti), cambia l’abbigliamento, cambia anche forse l’atteggiamento verso gli altri (qui improntato ad una grande “fratellanza”) ma la globalizzazione ha ormai reso le città del mondo praticamente tutte uguali, con traffico caotico nelle periferie, centro più ordinato e con case più signorili, poche regole nel traffico, etc etc.
Arrivo a Dushambe verso le 5 del pomeriggio (ora locale, in Italia sarebbero le 2) dopo una partenza all’insegna della tranquillità dal mio “buen retiro” di Eumir B&B; devo sistemare una sbarra che tiene le borse e mi fermo in corsa presso una officina meccanica; mai scelta fu migliore: bravi, veloci, rganizzati e con tutti gli strumenti per lavorare. Alla fine si fanno pagare con una foto tutti assieme per ricordare il vecchietto che sta facendo il giro del mondo .
Dopo 50 km c’è la frontiera ed effettivamente non chiedono niente di particolare (test PCR, Visto on Line, permesso): gli uzbeki mi controllano tutte le valigie, i Tajiki perdono tempo per trovare i soldi da darmi indietro della tassa d’ingresso di 10 dollari. Tutto qua.
Poi la strada, che dal border fino a Dushanbe resterà bellissima, asfalto che sembra il panno verde del biliardo; il caldo si fa sentire anche qui ma si corre dentro una larga valle circondata da basse montagne velate dall’umidità e la steppa kazaka ha lasciato il passo a filari di pioppi o platani che fiancheggiano la carreggiata. Solo più avanti la strada comincia a salire e a circa 80 km dalla capitale la salita si fa impegnativa e ancora di più la discesa con una decina di tunnel, di cui uno lunghissimo e pericoloso.
Ah anche qui tante mucche lungo la strada, niente cavalli e cammelli/dromedari, e pecore .. nere (o marrone scuro),
Domani rimango qui.
Ciao ciao.